domenica 16 settembre 2007

Pensieri sparsi du Sibiu

Ricordando l'esperienza vissuta a Graz, pur consapevole che il contesto geografico-sociale era diverso e forse anche per questo, ero motivata ed ansiosa di capire se nel resto d'Europa ( credo che in Italia vi sia stata una relativa realizzazione dei progetti proposti a Graz) si erano fatti passi avanti nel difficle e forse anche impossibile cammino nell'essere chiesa unica pur nelle diversità.
Sono stata molto attenta, ho seguito e poi riletto la maggior parte degli interventi, ma se fossi stata davanti ad un computer in collegamento con Internet,la differenza sarebbe stata minima.
Le esposizioni se pur di "nomi"
famosi, erano dotte, roboanti ma sempre le stesse nei contenuti, niente di nuovo, nessuno sforzo per "lavorare" e sottolineo lavorare insieme operativamente con una progettualità oltre che con parole.
Noi deputati/e abbiamo fatto le "belle statuine", siamo riusciti/e a muoverci solo per pochi minuti per la realizzazione del documento finale che per altro non ci è ancora pervenuto nella stesura definitiva dopo il giallo di frasi inserite senza votazione e correttamente constestate; sembrava un tiro alla fune..vediamo chi vince.
Anche la possibilità di esercitare il nostro mandato di delegati/e è stato ridotto ai minimi termini; certo in tanti non si può intervenire tutti, ma almeno tener conto degli interventi senza la sintesi interpretativa dei relatori, questo sì. Pensavo che essendo la nostra presenza maggiore rispettto a Graz,ci fosse molta più partecipazione e democrazia ma ciò non si è verificato; ho vissuto la sensazione di essere blindata, condotta.
Ci sono stati comunque momenti di condivisione autentica,ma non quelli istituzionali ( al di fuori dei momenti di preghiera e di riflessione biblica),come quando la domenica mattina nella piazza principale, dopo la cerimonia di conclusione, la gente, tanta, che riempiva la piazza,si è avvicinata a noi ed alcuni ci hanno baciato ( le mani),abbracciato e piangendo ci hanno chiesto di tornare esclamando "unitade" dandoci il loro indirizzo e senza che nessuno lo avesse organizzato ci siamo trovati a formare un cerchio sempre più largo, sempre più largo fino a circondare
la piazza ripetendo "unitade".
Questo per me è stato uno dei messaggi più significativi ma anche quello che mi ha riportato alla partenza: sì unitade..ma come ? perche? con chi?

mercoledì 12 settembre 2007

uno sguardo sull'assemblea

pubblichiamo di seguito un contributo scritto durante lo svolgimento dell'Assemblea dal quale è stato estratto l'articolo pubblicato sul numero 35 del settimanale Riforma

Mentre i lavori e gli incontri di questa terza assemblea ecumenica europea stanno volgendo al termine e mentre si è ancora immersi nel succedersi degli incontri, dei discorsi, dei dibattiti, si può forse già tentare di fermarsi a riflettere e cercare di raccogliere impressioni e stimoli ricevuti, per tentare una prima panoramica.
Innanzi tutto il luogo dell'incontro: Sibiu-Hermannstadt, capitale della Transilvania rumena, splendida cittadina di circa 125.000 abitanti, con un centro storico di grande interesse di impianto cinquecentesco. Sin dal 1300 ha visto la presenza di una forte componente etnica germanofona e di una minoranza ungherese. All'epoca della Riforma diventa il centro di diffusione della fede evangelica in Romania, nelle sue due componenti luterana e riformata. Ancora oggi la chiesa evangelica luterana ha il suo luogo di culto principale in uno splendido duomo gotico del '400. E, in una successione di spazi contigui, si succedono poi la chiesa evangelica riformata, l'imponente cattedrale ortodossa (da cui a tutte le ore in questi giorni provenivano gli stupendi inni di questa tradizione cristiana), e la cattedrale cattolica. In una zona attigua, in pieno centro storico medioevale, si trova il, più recente, locale di culto della chiesa evangelica battista.
La maggioranza della popolazione è di confessione ortodossa, ma fino a prima della caduta del regime di Ceausescu il 40 % degli abitanti apparteneva alle diverse denominazioni evangeliche ed all'etnia tedesca. Ora la percentuale, ci hanno detto, è ridotta al 10 % ; gli altri sono emigrati, preferibilmente in Germania.
Ed il luogo ha indubbiamente un grande fascino, oltre ad essere uno sfondo quanto mai adatto per un incontro come la AEE3. La presenza vicina di questi grandi edifici religiosi, ciascuno con le sue proprie caratteristiche ben evidenti già dall'esterno, ci suggerisce una immagine di vicinanza e di convivenza, quasi un invito al dialogo inscritto nell'urbanistica e nell'architettura. Ma, pensando al passato non si può evitare di pensare ad un passato di conflitti. Proprio come per noi, esponenti di chiese e tradizioni confessionali diverse, che oggi cerchiamo capire come il dialogo ecumenico può proseguire e quale contributo può dare alla costruzione della nuova Europa.
Le diverse giornate erano scandite ciascuna da un tema, una declinazione del titolo generale sulla luce di Cristo che illumina tutti. La giornata si apriva con una preghiera iniziale della durata di un'ora circa seguita da una meditazione biblica e da alcune testimonianze. Il lavoro proseguiva poi con una seconda parte costituita in genere da un intervento “importante”, una tavola rotonda ed una serie di saluti. Il pomeriggio era il momento del forum: tre ogni giorni su diversi temi collegati al titolo della giornata. Seguiva un momento di preghiera nelle chiese delle diverse confessioni. Nell'intervallo di mezzogiorno e dopo cena incontri tematici su decine i argomenti, e durante tutta la durata dell'assemblea una agorà in cui movimenti, associazioni e gruppi gestivano stand e banchetti.
Una ricchezza di possibili momenti e argomenti di discussione davvero notevole. Ma un aspetto davvero indimenticabile è stata la varietà di provenienza e di organismi rappresentati da parte di chi interveniva, ed ancora di più da parte di chi portava i saluti. Un intervento molto interessante, a questo proposito, è stato quello di Miguel Barroso, presidente della Commissione Europea. E' stato un intervento tutt'altro che di circostanza, improntato ad un grande senso di laicità ed al tempo stesso di grande attenzione per il ruolo che le chiese, e, come lui stesso ha sottolineato, il dialogo ecumenico, possono avere per contribuire ad una migliore comprensione tra i popoli per mezzo della promozione del rispetto reciproco, in un quadro di valori fondamentali condivisi. Egli ha delineato il quadro di una Europa continente multietnico multireligioso e multiculturale. Ha sostenuto che gli europei hanno delle radici profonde, ereditate dai popoli e dale culture che li hanno preceduti: E citando Paul Valéry le ha espresse con Atene, Roma Gerusalemme “vale a dire la filosofia, il diritto e la religione, la triade della ragione, della legge e della morale”.
Molti sono stati saluti di esponenti politici, tra cui il presidente della Republica Romena e altri esponenti politici romeni e molti esponenti delle istituzioni politiche europee. Tanto che un'amica milanese mi ha chiesto con preoccupazione: “Ma cosa si aspettano che noi facciamo?”. La domanda, semplice nella sua enunciazione è però estremamente profonda e richiede una grande attenzione nel definire gli ambiti e i contenuti di possibili risposte: si parla innanzi tutto del movimento ecumenico, ma poi anche delle chiese in quanto tali. E qui ci si trova davanti ad una questione su cui la terza AEE non ha voluto interrogarsi, poiché volutamente si è data un profilo di tipo pratico: le chiese e l'Europa, le chiese e il mondo. Sui temi affrontati (migranti, pace, giustizia, ambiente) l'assemblea è stata impostata con un taglio pratico-pastorale. L'assemblea non si è interrogata, se non in maniera marginale sul tema della laicità. Vale a dire sull'ambito generale di rapporto con le istituzioni e le società che si propone per rendere efficace il contributo delle chiese sui temi sopra elencati.
La mattinata di apertura, quella del mercoledì, è stata quella più intensa dal punto di vista del dibattito teologico, con gli interventi del Patriarca Ecumenico Bartolomeo, del Card. Walter Kasper,
del Metropolita Kiryll di Smolensk e del Vescovo della Chiesa Evangelica Tedesca Wolfgang Huber.
Non è stata solo la presa d'atto delle difficoltà che il movimento ecumenico attraversa, che, lo sappiamo sono tante. E' stato un momento vero, alto, approfondito di dibattito, in cui con attenzione e con franchezza, direi con vera parresìa cristiana, si sono confrontate posizioni diverse, ciascuna con radici profonde nella propria tradizione. In ciascuna era evidente lo sforzo per cercare di comunicare davvero con le altre tradizioni confessionali, anche quando, come nel caso del metropolita Kiryll,sembra trattarsi di un intervento che porta più ad una riaffermazione di quanto già detto, che prospettive di novità. La ricerca di nuovi terreni possibili di dialogo nonostante le difficoltà era evidente nell'intervento del Patriarca Ecumenico di Costantinopoli. Egli ribadiva, nfatti, che “noi promuoviamo senza riserve e sosteniamo qualsiasi dialogo ecumenico, a pari condizioni, considerando ciò come qualcosa di assolutamente necessario, anche quando esistono rapporti difficili fra noi, poiché senza dialogo è impossibile raggiungere l'anelato fine della riconciliazione, comunità e unità fra i cristiani.”
Il Card. Kasper ha riaffermato la posizione ufficiale della Chiesa Cattolica Romana, anche se con molta finezza e con grande intelligenza. Ha ribadito che, sostanzialmente, essa ritiene per il momento esaurita la spinta propulsiva del dibattito telogico in campo ecumenic. Ed ha proposto un ecumenismo spirituale come prossimo tragurado, in cui l'approfondimento della conoscenza reciproca diventi scambio di doni e occasione reale di conversione delle chiese. In ogni caso ha ribadito come il dialogo ecumenico anche con il mondo della Riforma sia patrimonio e obiettivo irrinunciabile della sua chiesa.
Sempre di grande livello è stato l'intervento del Vescovo Huber, che, riferendosi alle recenti prese di posizione della Chiesa Cattolica Romana ha afermato che nessuna chiesa può rappresentare da sola tutto lo spettro dei colori presenti in seno all'unica luce che è Cristo, nessuna chiesa da sola può rifletterne tutta la luce. Ne segue che il rispetto per la qualità ecclesiale delle altre chiese è indispensabile: esso fonda l'unità nella diversità e apre la via ad una diversità riconciliata. Sul tema della mdernità ha poi afermato che la concezione evangelica della presenza di Dio nel mondo si caratterizza perl'idea che la luce di Dio e la sua verità non sono in opposizione al mondo moderno, ma che anzi ne costituiscono il fondamento più profondo “Il mondo moderno, caraterizzato dal pluralismo, dall'individualismo, dalla laicità ed anche dal materilismo è il mondo di Dio, che lo conduce e lo guida, che losostiene e lo consola; e la maniera in cui prende forma dipende dall'azione responsabile dei cristiani”. Sulla vexata quaestio del termine “comunità eclesiali” anziché chiese, egli ha comunque ribadito gli elementi di riconoscimento positivonella posizione cattolico-romana, tra cui il riconocimento del valore salvifico riconociuto anche all'interno delle chiese della Riforma.
E' impossibile dar conto dei contenuti non solo di tutti gli interventi, neanche di quelli più significativi; forse si potrà cercare di farlo in seguito, perché la ricchezza del dibattito è stata più grande di quanto ci i possa immaginare.
Pur nei dissensi, pur nel riconoscimento delle difficoltà, la volontà di continuare il cammino ecumenico è apparsa irreversibile, assieme alla costante preghiera allo Spirito Santo perché voglia sostenere le chiese, i cristiani e le cristiane in questo cammino.
E vorrei affermarlo usando le parole che il Card. Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, ha detto durante la sua meditazione sul passo evangelico della Trasfigurazione (Lc 9): “A radunarsi a Sibiu in questa nostra assemblea ecumenica è l'unica chiesa del Signore” “...l'unica vera identità di ogni cristiano che è il Cristo stesso che vive in lui (Gal 2,20). Non è etnica, né culturale, né confessionale l'identità profonda del cristiano. Essa è escatologica, perché in Cristo siamo già e non ancora figli di Dio(I Gv 3,2)”
E i volti dei partecipanti, gli abbracci, gli scambi intensi, i dialoghi serrati, la fraternità condivisa nella preghiera, nell'ascolto e nel canto, sono stati davvero momenti di luce, che chi ha partecipato difficilmente potrà dimenticare.
Ma la domanda è: sono stati raggiuntigli obiettivi che ci si proponeva?
Un intervento diceva: se dopo duemila anni non siamo ancora riusciti a mettere in pratica il comndamento dell'amore, è forse questa una buon ragione per buttarlo? E pensiamo che l'ecumenismo ha iniziato il suo cammino poco più di 100 anni fa.
Credo che non sia tanto importante interrogarsi sugli obiettivi dell'incontro di Sibiu, non solo perché ne abbiamo già letto ed ascoltato molto, ma anche perché, a differenza delle due precedenti assemblee ecumeniche europee, questa è essenzialmente il punto di arrivo di un “pellegrinaggio” durato due anni, con due tappe significative a Roma e a Wittenberg, ma anche con tanti momenti locali di iniziativa e di accompagnamento (voglio solo ricordare in Italia, anche per la particolare attenzione che si è voluta porre alla presenza attiva dei giovani, l'iniziativa di giovani delle diverse confessioni cristiane “Osare la Pace per Fede 2” che si è tenuta Milano nell'aprile di quest'anno).Ne parleremo ancora, come parleremo ancora di molto altro.
Credo invece sia importante interrogarsi sulle prospettive che Sibiu apre. Anche perché in caso contrario ciascuno finirebbe con l'interrogarsi sulle sue aspettative. Invece una delle cose belle di questo grande incontro di circa 2500 delegati di tutta Europa, più qualche altro centinaio di invitati e di partecipanti a vario titolo, è stato il fatto che, non c'era assolutamente una uniformità di aspettative, al contrario. Questo può non piacere a chi identifica il dialogo con la sua prospettiva di dialogo, a chi si aspetta che un momento come questo debba parlare di questo o di quell'argomento, con la prospettiva che piace a me. Credo sia invece un grande momento di arricchimento e una grande occasione incontrare e confrontarsi con persone che hanno aspettative e posizioni assolutamente lontane. Durante un forum un partecipante diceva: “non possiamo cercare gli interlocutori che ci piacciono, il dialogo per essere tale non può porre delle discriminazioni iniziali”. E' una verità semplice ma di cui spesso ci si dimentica: il primo punto della metodologia ecumenica
è molto semplice: “accettare l'altro per quello che è, per come lui stesso si comprende”. E non sempre si è riusciti a farlo. Come è successo a chi scrive, e non solo a lui, quando sono entrato in un'aula dove doveva tenersi un momento di dibattito (uno dei pochi che ci sono stati), sul tema dell'Europa e le le religioni. Ebbene il moderatore designato dell'incontro era un distinto prete cattolico il cui cartellino(ciascuno ne aveva uno identificativo sul petto) recitava: Prelatura dell'Opus Dei. Confesso il momento di sorpresa. Poi mi sono detto: bene vuol dire che questo cammino è aperto a orizzonti più ampi di quello che credevo. Sarà interessante vedere se e quali viluppi potrà avere.
Quali prospettive dunque?
In questo momento i documenti finali devono ancora essere resi noti, ma, oltre agli interventi ed alle tavole rotonde ci sono stati incontri, hearings, riunioni spontanee dei partecipanti, che lasciano capire con certezza che coloro che sono stati a Sibiu ne hanno ricevuto nuova forza e convinzione per proseguire, per chiedere che gli organsimi eumenici europei si impegnino per andare avanti sulla strada della atuazione della Charta Oecumenica.Sono emerse tante proposte, ma su tutte quella di impegnare gli organismi promotori ad impegnarsi sin da ora a lavorare per una quarta assemblea ecumenica europea.
Per questi pochi giorni,per un attimo, questa comunità radunata da tutti i Paesi d'Europa, da tutte le confessioni cristiane in essa presenti, è stata davvero chiesa del Signore, unica chiesa dell'unico Signore, senza che nessuno dovesse rinunciare alle proprie convinzioni, alle proprie tradizioni, alle proprie liturgie, persino alla propria lingua (anche se tutti comunicavno con la lingua del vicino).
Certo non ha potuto condividere il pane e il vino della Cena, e ne ha sofferto, ma ha condiviso nella fraternità anche questa sofferenza. Ma soprattutto ha condiviso la Parola del Signore, l'azione del suo Spirito, la speranza che esso h suscitato.
Sia pure per un attimo, ma queste donne e questi uomini,così diversi (per esempio anche nei vestiti dei ministri di culto, delle persone consacrate), con percorsi e provenienze così apparentemente lontani, con una bella presenza giovanile vivace ed attiva, hanno davvero sentito e compreso, nei loro cuori e nelle loro vite che la luce di Cristo illumina tutti.

alcune foto dell'evento

Di rientro, mentre ci accingiamo a ritornare ai "ritmi casalinghi" cominciamo a scaricare fotografie di alcuni momenti dell'Assemblea. Altre "gallerie" di immagini sono disponibili su vari siti come ad esemprio quello ufficiale dell'Assemblea quello di Radio Voce della Speranza che ci ha seguiti "in diretta" per tutta la durata dell'Assemblea.

- un gruppo dopo i lavori
- il forum sulla testimonianza
- un momento del culto di chiusura
- gruppo di lavoro
- il culto di chiuura
- il gruppo si ritrova per la partenza























































Impressioni sull'Assemblea

Oggi per me è il primo giorno di ripresa delle attività dopo la bella ma anche faticosa esperienza a Sibiu. Faticoso è stato in modo particolare il viaggio di ritorno di domenica che per alcuni di noi è continuato anche il lunedì!
Comincio subito col dire che condivido il senso di amarezza che ci ha accompagnati nel ritorno: già prima della partenza e poi sull’autobus che ci portava all’aeroporto di Targu Mures i commenti sul documento finale erano l’argomento principale che ci vedeva tutti appassionati. Sul nostro autobus c’era quasi tutta (credo) la delegazione dei protestanti italiani e quindi era più facile scambiarci le nostre opinioni, opinioni che erano sostenute anche da fratelli cattolici più sensibili all’interno del movimento ecumenico. E così mentre si discuteva c’era chi preparava una dichiarazione per spedirla in tempo prima dell’uscita del nostro settimanale RIFORMA. Questo fermento è durato ancora nel corso della lunga cena prima della partenza e poi, complici la digestione e la stanchezza, sull’aereo ci siamo arresi…..
Comunque, a parte questo spiacevole episodio, porto con me il ricordo di un’esperienza nuova che ho cercato di vivere intensamente nei diversi momenti organizzati (tanti, interessanti ma con poche possibilità di interagire) ma anche nei ritagli di tempo, nelle pause per i pasti e prima di andare a dormire. Sono proprio stati questi momenti non ufficiali che mi hanno permesso di vivere profondamente l’ecumene con altri delegati, sorelle e fratelli cattolici (Germania, Francia, Svezia) e protestanti (Portogallo, Irlanda del Nord, Germania, Austria). Difficile invece è stato entrare in contatto con la parte ortodossa e con la gente del posto e questo mi è stato testimoniato anche da altre persone. L’unico vero contatto che mi ha permesso anche di conoscere meglio la realtà locale è stato con il gestore (luterano di origine tedesca) della simpatica pensione dove alloggiavo che, la sera dopo le 11, ci intratteneva con una birra o una bottiglia di vino raccontandoci un po’ di storia di Sibiu e la sua esperienza di giovane romeno impegnato nel Consiglio cittadino.
Ritorno nella mia chiesa con almeno due propositi:
- il desiderio di continuare a fare parte di questo movimento ecumenico che vuole impegnarsi concretamente nella costruzione dell’unità dei cristiani a dispetto dei giochi politici attuati dalle istituzioni;
- l’impegno a sensibilizzare maggiormente le nostre comunità sui temi che l’assemblea ha affrontato.

lunedì 10 settembre 2007

Rientro

siamo rientrati,
ancora una volta tutti insieme. Il viaggio di ritorno è stato faticoso (siamo atterrati all'una e mezza questa notte...) e un senso di amarezza è rimasto.
Già avevamo avuto la sensazione di aver partecipato ad una conferenza articolata con qualche "guizzo" di assemblea, ma la modalità di adozione del documento finale ci ha lasciati a dir poco perplessi. Ci ha colpito molto come la discussione interna alle chiese protestanti sui famosi articoli della Costituzione europea nei quali si ragionava di radici cristiane europee e dei fondamenti morali si sia affievolita in pochi anni. E' indubbio che l'organizzazione di questa assemblea sia stata delicata, i molti temi assenti dal programma ufficiale ne sono stato uno dei segni. Mettere insieme visioni e tradizioni diverse non è facile, ma sappiamo che la comprensione, il rispetto e la franchezza sono elementi importanti per la costruzione di un percorso comune. Una delle conseguenze di quanto successo è stato l'aver creato lo spazio, o forse essersene riappropriati, per il confronto e il lavoro con le varie altre delegazioni. Ecco così che le sollecitazioni arrivate, le idee comunicate, la progettualità comune riprendono un po' di vigore, rimettono in circolazione le idee e la volontà di essere presenti nella consapevolezza che le sfide del dialogo ecumenico non sono esaurite e nell'umiltà del riconoscerci come parte di un percorso che non è solo il nostro.
Questa partecipazione è stata possibile e valorizzata durante i lavori dell'assemblea grazie ai cosiddetti "hearings": luoghi di incontro, dibattito e scambio tra delegati per i delegati dell'assemblea, organizzati dai delegati dell'assemblea: i temi erano i più vari dall'immigrazione alla disabilità, dal dialogo interreligioso, alla relazione tra Chiese ed Unione Europea, dalla ricerca di uno sviluppo economico eco-sostenibile alla conoscenza della relatà rumena. Sono stati comunicati contenuti, esperienze, progetti, e contributi alla discussione generale sui temi dell'assemblea che non hanno trovato spazio in plenarie di vaste proporzioni. i colori, le voci, le immagini proposte hanno permesso la creazione e il rafforzamento di legami personali e il senso di partecipazione ad un percorso ecumenico corale. Forse quello è stato il luogo che più ha risposto alle aspettative di molti che, paragonando l'esperieza di Graz (la seconda assemblea ecumenica che ha saputo più di ogni altra valorizzare il movimento ecumenico "dal basso") hanno trovato questa assmeblea troppo "istituzionalizzata".
Nei prossimi giorni ci ritroveremo ancora per fare valutazioni, diffondere quanto emerso da Sibiu, ma lo faremo in maniera coordinata proponendo iniziative esportabili e usufruibili da gruppi e non solo da singoli (come la lettura di questo blog).

domenica 9 settembre 2007

testo finale

Ieri è stata una giornata difficile e una specie di sfida alla democrazia. In mattinata è stata discussa la seconda bozza in assemblea, con l'impegno a portare il testo finale in assemblea il pomeriggio. Ma il pomeriggio è iniziato solo alle diciassette. Nel frattempo, mentre pochi lavoravano al testo finale, noi partecipanti incontravamo le persone e lo Youth café era pieno zeppo di gruppetti.
Sono arrivati anche gli amici delle chiese di Milano con cui abbiamo potuto condividere alcuni momenti intensi. Di colpo, un piccolo pezzo del mondo protestante italiano sembrava presente nella grande tenda.
Il pomeriggio è iniziato con molti discorsi di ringraziamento, con alcune animazioni scherzose degli stewards. Si è trovato il tempo per tutto salvo che per far ancora parlare l'assemblea. Il testo finale ci è stato disribuito e letto in inglese, ma non è più stato possibile intervenire su di esso.
Con gioia abbiamo constatato che porta alcuni punti importanti sull'impegno delle chiese per l'ambiente, sul ripudio della guerra. Con amarezza abbiamo registrato una variazione non scritta dell'ultim'ora sulla protezione della vita “dal concepimento alla morte naturale”. Mentre nel testo inglese questa frase non era presente, già circolava nella traduzione francese disribuita la sera.
Questo fatto, come altre frasi sulla politica e la presenza pubblica delle chiese, o sui valori che discendono direttamente dalla Parola di Dio, mi hanno dato l'impressione di una battaglia per l'affermazione delle proprie posizioni, e non di un ascolto umile capace di fare dei passi indietro quando non si trova una posizione di accordo che non schiacci l'altro.
Per fortuna la sensazione di essere in un grande movimento in cui contano l'impegno per la pace e la condivisione del percorso ci ha risollevati. E anche il ponte telefonico con la comunità raccolta alla chiesa della Trasfigurazione di Roma ci ha dato il senso di un ambito ben più vasto di questi piccoli giochi di potere.
Le luci e le danze leggere della celebrazione notturna ci accompagnano. Speriamo ancora di stare in un cammino di conversione a Cristo e di poter consegnare un'Europa capace di dialogo alle giovani generazioni.

contribution to the evaluation plenary

Dear brothers and sisters, good evening and Pece to all.
On behalf of the immigrant delegates from Italy, I would like to extend our gratitude to KEK for giving us the opportunity to participate in this assembly.
Being a new membr of the Chrstian Councl in Milna, Italy, i wa so excited and full of enthusiasm about what we can learn and experience in this assembly.
From an immigrant point of view, I am delighted and happy to hear the messages and concerns for migrants and Disabled. There are “pros and Cons” coming out from the different Sessions, Forums, and Hearings. Maybe it is better that we put aside our divesities and egoism and let the light of Christ shine before us so tha or Non – Christian brothers and sisters may see celarly that what we wish to achieve are peace, Justice and Unity for all the citizens of the world.
As one, I would like to invete every immigrant in Europe to fully pen our hearts and minds, to follow the light of Christ, the light of Love, Hope, peace and Understanding iin order to motivate and encourage our dear brothers and sisters who are working hard together with us. We should ask ourselves “NOT what the church can do for us but what can we do for the church”, for the love of our Lord and Saviour Jesus Christ.
I will be going back to Italy with more joy, more than the joy i had on our departure in one flight: catholics, Orthodox and Protestants and I truly hope that with our purpose, love and sincerity we can be a good example of Christian Unity.